Ieri, toccavo il cielo con un dito. Non era per superbia, per vanità o altro.
Portami il girasole, affinchè io lo trapianti, tra le memorie dimenticate di queste corti d’amanti. Portami l’affetto
Caro piccolo insetto, il tuo bozzolo è salvo la crisalide piena. Un fiore, un giorno,
Dieci piccoli indiani andarono al parco, uno rimase appeso, ancorato nel fango.
Il tuo desiderio d’amore precisa: che é la conchiglia che spiaggia la riva. Che cerca una spiga
Si è a barattar l’amore Col vino in un cestello Che erotico già affonda Nel tuo mai triste e bello. La musica è finita
Ci sono stronzi ovunque: a destra, al centro e a sinistra. Poi, altrove e tra loro, ci sono i fiori che sbocciano. Quando fate il salto...
Se così io mi rivelassi, tanto fragile da non piacere più ad alcuno e mi accorgessi
Ho amato fino all’inverosimile. Sono stato amato sino alla disperazione. Ho tradito
Sono a correre non c’è niente di più bello di un bel seno che balla. E ci ho tirato due piriti. E non guardare me
Ho chiesto alle stelle di Castore e Polluce, dove ci porta questa via, dove conduce. Nel mentre in cui
Ho sentito denigrare la farfalla ed il lombrico in un torrente impetuoso. Insulti, spegnersi in stagni d’acqua chiara.
Dotti, politici, badanti. Come mignotte austere,
T’amo, e più non odo le mie parole. Sol delle tue, ora m’è colmo
Atterrito di non amare. Come una pietra scalza, sul nudo piè. Nudi, come l’amor sol è.