Fuggi o speranza che mi grava che mi opprime. Fuggi,
Il cielo si spezza in fili di gelo, abbraccia la terra con mani di brina. Superba inquietudine!
È Natale! Ve lo dico con il cuore! È Natale! Siamo tutti più buoni... Me cojoni!
Corrono le biglie, tra i castelli di sabbia e sale e le gabbianelle ora si librano,
Voltati, la stella che ammiravi un tempo non porta più il tuo nome. Il tuo odio l’ha oscurata, l’ingratitudine
Io, sono avanguardia. Non mi interessa la contestazione.
Se così io mi rivelassi, tanto fragile da non piacere più ad alcuno e mi accorgessi
Ho chiesto alle stelle di Castore e Polluce, dove ci porta questa via, dove conduce. Nel mentre in cui
Il tuo desiderio d’amore precisa: che é la conchiglia che spiaggia la riva. Che cerca una spiga
Quanti lustri ci separano, da ciò che eri e ciò ch’è stato. Dai ricordi di un bambino, da rincorse a perdi fiato. Dalla scuola e le sue madri,
Ieri, toccavo il cielo con un dito. Non era per superbia, per vanità o altro.
Le mie scelte, non le rimpiango. Se le ho prese, era per una ragione.
Ho amato fino all’inverosimile. Sono stato amato sino alla disperazione. Ho tradito
E fiumi più non odo di gente alcuna. Solo miseria che non vive e spare
Se lo cercherai, lo troverai ai bordi delle strade o su di un gozzo acceso, mente nei suoi balocchi,