Buonanotte fiordaliso, hai le stelle nel guanciale, hai la luna per amico, per coperta, hai foglie e fico. Io, ho un letto sgarrupato,
La verità non è un tempio, è una danza che muta tra colonne di alabastro. Si piega, balza su è giù, avanti e indietro, mutando.
Se così io mi rivelassi, tanto fragile da non piacere più ad alcuno e mi accorgessi
L’infinito... è una bolla misera, ubriaca, affranta.
Non ci saranno prediche, Né più sermoni, Su ciò che ha afflitto Noi, Uomini nuovi.
Se togli tutto ad un uomo inevitabilmente, diverrà, un dittatore! Prima di tutto verso se stesso.
Ho chiesto alle stelle di Castore e Polluce, dove ci porta questa via, dove conduce. Nel mentre in cui
Mia libertà, che da altri dipendi. Mia libertà, che sei la sciagura dei tempi.
Portami il girasole, affinchè io lo trapianti, tra le memorie dimenticate di queste corti d’amanti. Portami l’affetto
Ho conosciuto donne poco serie, prive di "dignità". Eppure,
Primavera, fa’ che tra le fragole non giunga altra stagione, allontana il bianco inverno le sue cime, il suo bastone.
L’amore non è un capriccio, un’ottemperanza o un’obbedienza cieca. È un miraggio, l’illusione
E fiumi più non odo di gente alcuna. Solo miseria che non vive e spare
Con Bacco e Flora ho un contenzioso. A lui devo, un di di festa e del buon vino.
I matti stelle cadenti sulla riva, sul bordo tutto in salita della normalità.