Fugge il sogno, nell’incoscienza di un’utopia. Nel sangue distopico
I matti stelle cadenti sulla riva, sul bordo tutto in salita della normalità.
Se fossimo liberi come vorremmo, ci accorgeremmo subito della nostra totale indifferenza. E sapremmo che le anime bruciano
T’amo, e più non odo le mie parole. Sol delle tue, ora m’è colmo
Sono a correre non c’è niente di più bello di un bel seno che balla. E ci ho tirato due piriti. E non guardare me
Piccola colomba che attendi i semi, del tuo, del mio destino, per divorarli in un sol e unico modo.
Ho sentito denigrare la farfalla ed il lombrico in un torrente impetuoso. Insulti, spegnersi in stagni d’acqua chiara.
Ieri, toccavo il cielo con un dito. Non era per superbia, per vanità o altro.
Atterrito di non amare. Come una pietra scalza, sul nudo piè. Nudi, come l’amor sol è.
Tre oche che starnazzano, Il migliore dei cani, la sabbia di un castello, una casa occupata. Come sei aironi immobili
Ti ho atteso in questi tre anni ogni, santo, giorno.
Un eco di stupore, una realtà che sa di fiaba, un battito che sussurra al cuore. Credi, perché questo è vero, anche se sembra un miraggio,
Tumultua l’anima E tinge il pianto La solitudine Di non amarti.
Siamo polli, galline in batteria, uova negate, mai nati. Quando negato
E vivrò nella tua voce, nella speranza che ti compone, fino al desiderio ultimo di vivere, un giorno solo felice e nel tuo nome.