Ho imparato che rivalsa e vendetta non colmano quel vaso vuoto che è il dolore.
Ho visto in faccia la mia follia. L’abominio della frammentazione. L’eco di un essere che non c’è più… In un sogno, la sua disgregazione.
Adesso so dove il mio nome alberga. È nei suoi occhi, tra le conserte braccia,
Le mie scelte, non le rimpiango. Se le ho prese, era per una ragione.
Poiché dolcezza e ira sono conseguenza della disobbedienza, e la disobbedienza, dell’ingiustizia
L’infinito... è una bolla misera, ubriaca, affranta.
Io, sono avanguardia. Non mi interessa la contestazione.
Un bacio ancora e ti vorrei tra le mie gambe nude. Ad ascoltare, sentire,
E fiumi più non odo di gente alcuna. Solo miseria che non vive e spare
Là dove il calcolo sogna e incontra la bellezza, nasce il genio.
Potete scalare una vetta, la più alta, con una corda o le sole vostre dita. Doppiare Capo Horn
Ieri, toccavo il cielo con un dito. Non era per superbia, per vanità o altro.
Portami il girasole, affinchè io lo trapianti, tra le memorie dimenticate di queste corti d’amanti. Portami l’affetto
Si è a barattar l’amore Col vino in un cestello Che erotico già affonda Nel tuo mai triste e bello. La musica è finita
È Natale! Ve lo dico con il cuore! È Natale! Siamo tutti più buoni... Me cojoni!