Tre oche che starnazzano, Il migliore dei cani, la sabbia di un castello, una casa occupata. Come sei aironi immobili
Ti ho atteso in questi tre anni ogni, santo, giorno.
Vorrei poter dipingere con parole nuove concerto, di una nuova alba, di un nuovo sole.
Corrono le biglie, tra i castelli di sabbia e sale e le gabbianelle ora si librano,
Cupido! Un dardo ancora, unico, solo, per confonder la bestia
T’amo, e più non odo le mie parole. Sol delle tue, ora m’è colmo
In questo giorno di pioggia ho pregato, chè lei morisse, che il suo ricordo fosse cancellato,
Fugge la corte il passero inquieto, il suo canto dolente, gli dei han posto il veto. Agita le zampette
Ingegnere, Idraulico, Mercante. Soffri d’amor, Ne ebbe
E vivrò nella tua voce, nella speranza che ti compone, fino al desiderio ultimo di vivere, un giorno solo felice e nel tuo nome.
Volgo a te, come Orfeo volse ad Euridice. Occhi di pernice. È tuo lo sguardo
Lo senti, è il canto dei campanili, delle mie incertezze, onda, dei tuoi sospiri. È il fuggir grave,
I matti stelle cadenti sulla riva, sul bordo tutto in salita della normalità.
All’ombra dei canneti una libellula si è scorta, si è fatta audace; da una ninfea ha raccolto la rugiada,
Bruma sui colli, Piede in pauta,… Orti e mandorli in fiore, Decantano l’alba senza rumore. Qua e là una lepre salta,