L’infinito... è una bolla misera, ubriaca, affranta.
Con Bacco e Flora ho un contenzioso. A lui devo, un di di festa e del buon vino.
Se così io mi rivelassi, tanto fragile da non piacere più ad alcuno e mi accorgessi
Là dove il calcolo sogna e incontra la bellezza, nasce il genio.
È Natale! Ve lo dico con il cuore! È Natale! Siamo tutti più buoni... Me cojoni!
Desideri senza pretese ci han forgiati. Seduti, su un altare di gradini
Ti ho rubato una foto ieri sera mentre eri tra i tuoi amici. Non pensare male,
Dotti, politici, badanti. Come mignotte austere,
Poiché dolcezza e ira sono conseguenza della disobbedienza, e la disobbedienza, dell’ingiustizia
Un’ala rotta, cosi non può volare. Io, preso da sconforto, Io... io non lo so fare. (uccidere… E non è giusto e soffre e si dimena,
T’amo, e più non odo le mie parole. Sol delle tue, ora m’è colmo
Corrono le biglie, tra i castelli di sabbia e sale e le gabbianelle ora si librano,
Ho sentito denigrare la farfalla ed il lombrico in un torrente impetuoso. Insulti, spegnersi in stagni d’acqua chiara.
La verità non è un tempio, è una danza che muta tra colonne di alabastro. Si piega, balza su è giù, avanti e indietro, mutando.
Voltati, la stella che ammiravi un tempo non porta più il tuo nome. Il tuo odio l’ha oscurata, l’ingratitudine