Ho sentito denigrare la farfalla ed il lombrico in un torrente impetuoso. Insulti, spegnersi in stagni d’acqua chiara.
Dotti, politici, badanti. Come mignotte austere,
Con Bacco e Flora ho un contenzioso. A lui devo, un di di festa e del buon vino.
Portami il girasole, affinchè io lo trapianti, tra le memorie dimenticate di queste corti d’amanti. Portami l’affetto
Un bacio ancora e ti vorrei tra le mie gambe nude. Ad ascoltare, sentire,
Si è a barattar l’amore Col vino in un cestello Che erotico già affonda Nel tuo mai triste e bello. La musica è finita
Il cielo si spezza in fili di gelo, abbraccia la terra con mani di brina. Superba inquietudine!
Quanti lustri ci separano, da ciò che eri e ciò ch’è stato. Dai ricordi di un bambino, da rincorse a perdi fiato. Dalla scuola e le sue madri,
Voltati, la stella che ammiravi un tempo non porta più il tuo nome. Il tuo odio l’ha oscurata, l’ingratitudine
Sono a correre non c’è niente di più bello di un bel seno che balla. E ci ho tirato due piriti. E non guardare me
Io, sono avanguardia. Non mi interessa la contestazione.
Corrono le biglie, tra i castelli di sabbia e sale e le gabbianelle ora si librano,
Se così io mi rivelassi, tanto fragile da non piacere più ad alcuno e mi accorgessi
Ti ho atteso in questi tre anni ogni, santo, giorno.
Se togli tutto ad un uomo inevitabilmente, diverrà, un dittatore! Prima di tutto verso se stesso.