Non ci saranno prediche, Né più sermoni, Su ciò che ha afflitto Noi, Uomini nuovi.
Quanti lustri ci separano, da ciò che eri e ciò ch’è stato. Dai ricordi di un bambino, da rincorse a perdi fiato. Dalla scuola e le sue madri,
Caro, piccolo insetto, nel giorno scarno, piena crisalide, bozzolo salvo. Ti sarà donato
Ieri, toccavo il cielo con un dito. Non era per superbia, per vanità o altro.
Se così io mi rivelassi, tanto fragile da non piacere più ad alcuno e mi accorgessi
Il cielo si spezza in fili di gelo, abbraccia la terra con mani di brina. Superba inquietudine!
Sai, mi ricordo una panchina nascosta nella mente mia. Lì mi abbracciavi e tutto intorno a noi
Primavera, fa’ che tra le fragole non giunga altra stagione, allontana il bianco inverno le sue cime, il suo bastone.
Potete scalare una vetta, la più alta, con una corda o le sole vostre dita. Doppiare Capo Horn
L’amore non è un capriccio, un’ottemperanza o un’obbedienza cieca. È un miraggio, l’illusione
Adesso so dove il mio nome alberga. È nei suoi occhi, tra le conserte braccia,
T’amo, e più non odo le mie parole. Sol delle tue, ora m’è colmo
Ho imparato che rivalsa e vendetta non colmano quel vaso vuoto che è il dolore.
E fiumi più non odo di gente alcuna. Solo miseria che non vive e spare
Ho chiesto alle stelle di Castore e Polluce, dove ci porta questa via, dove conduce. Nel mentre in cui