Ho sentito denigrare la farfalla ed il lombrico in un torrente impetuoso. Insulti, spegnersi in stagni d’acqua chiara.
Ho chiesto alle stelle di Castore e Polluce, dove ci porta questa via, dove conduce. Nel mentre in cui
Sai, mi ricordo una panchina nascosta nella mente mia. Lì mi abbracciavi e tutto intorno a noi
Ingegnere, Idraulico, Mercante. Soffri d’amor, Ne ebbe
Ti ho atteso in questi tre anni ogni, santo, giorno.
Un bacio ancora e ti vorrei tra le mie gambe nude. Ad ascoltare, sentire,
Corrono le biglie, tra i castelli di sabbia e sale e le gabbianelle ora si librano,
Di su una vetta, erema scalzi la voce di Dio nel volto degli altri. Tra gli ulivi
Il Fuoco dell’alba, temeraria, attendi. Nel tuo adamo, nel tuo carnefice... Tuo:
Forse non tutti sanno che... Ti droghi!
T’amo, e più non odo le mie parole. Sol delle tue, ora m’è colmo
Adesso so dove il mio nome alberga. È nei suoi occhi, tra le conserte braccia,
Desideri senza pretese ci han forgiati. Seduti, su un altare di gradini
I matti stelle cadenti sulla riva, sul bordo tutto in salita della normalità.
E fiumi più non odo di gente alcuna. Solo miseria che non vive e spare