Quanti lustri ci separano, da ciò che eri e ciò ch’è stato. Dai ricordi di un bambino, da rincorse a perdi fiato. Dalla scuola e le sue madri,
Il tuo desiderio d’amore precisa: che é la conchiglia che spiaggia la riva. Che cerca una spiga
Ho imparato che rivalsa e vendetta non colmano quel vaso vuoto che è il dolore.
Corrono le biglie, tra i castelli di sabbia e sale e le gabbianelle ora si librano,
Dieci piccoli indiani andarono al parco, uno rimase appeso, ancorato nel fango.
Libertà, diritti, catene, oppressi fardelli e anime “ubriache”.
Primavera, fa’ che tra le fragole non giunga altra stagione, allontana il bianco inverno le sue cime, il suo bastone.
Si è a barattar l’amore Col vino in un cestello Che erotico già affonda Nel tuo mai triste e bello. La musica è finita
Buonanotte fiordaliso, hai le stelle nel guanciale, hai la luna per amico, per coperta, hai foglie e fico. Io, ho un letto sgarrupato,
Ho visto in faccia la mia follia. L’abominio della frammentazione. L’eco di un essere che non c’è più… In un sogno, la sua disgregazione.
Se lo cercherai, lo troverai ai bordi delle strade o su di un gozzo acceso, mente nei suoi balocchi,
La verità non è un tempio, è una danza che muta tra colonne di alabastro. Si piega, balza su è giù, avanti e indietro, mutando.
Tigre! Tra foreste di mangrovie il tuo sguardo inquieto s’affanna.. Silente.
Ieri, toccavo il cielo con un dito. Non era per superbia, per vanità o altro.
Di su una vetta, erema scalzi la voce di Dio nel volto degli altri. Tra gli ulivi