Ho sentito denigrare la farfalla ed il lombrico in un torrente impetuoso. Insulti, spegnersi in stagni d’acqua chiara.
Ho chiesto alle stelle di Castore e Polluce, dove ci porta questa via, dove conduce. Nel mentre in cui
Sarà l’amore, Il sorriso sopraffino. Saran le fragole, sarà il buon vino.
I matti stelle cadenti sulla riva, sul bordo tutto in salita della normalità.
Al dio degli uomini non posso dire dei buchi, dei solchi scavati da un amore.
E fiumi più non odo di gente alcuna. Solo miseria che non vive e spare
Non ci saranno prediche, Né più sermoni, Su ciò che ha afflitto Noi, Uomini nuovi.
È Natale! Ve lo dico con il cuore! È Natale! Siamo tutti più buoni... Me cojoni!
Sublimo la mia esistenza tra cocci di vetro malandati. Eremo di una matita: immagini, ricordi frastagliati. Scrivo, cosi non odo
Quanti lustri ci separano, da ciò che eri e ciò ch’è stato. Dai ricordi di un bambino, da rincorse a perdi fiato. Dalla scuola e le sue madri,
Sono a correre non c’è niente di più bello di un bel seno che balla. E ci ho tirato due piriti. E non guardare me
Ho conosciuto donne poco serie, prive di "dignità". Eppure,
Se togli tutto ad un uomo inevitabilmente, diverrà, un dittatore! Prima di tutto verso se stesso.
Ti ho rubato una foto ieri sera mentre eri tra i tuoi amici. Non pensare male,
L’infinito... è una bolla misera, ubriaca, affranta.