Al dio degli uomini non posso dire dei buchi, dei solchi scavati
Ti ho atteso in questi tre anni ogni, santo, giorno.
Sarà l’amore, Il sorriso sopraffino. Saran le fragole, sarà il buon vino.
Si è a barattar l’amore Col vino in un cestello Che erotico già affonda Nel tuo mai triste e bello. La musica è finita
Non ci saranno prediche, Né più sermoni, Su ciò che ha afflitto Noi, Uomini nuovi.
Con Bacco e Flora ho un contenzioso. A lui devo, un di di festa e del buon vino.
Ieri, toccavo il cielo con un dito. Non era per superbia, per vanità o altro.
Con la mia sorte, cercando gli angeli tra i desideri. Truccando il due, noi due, cercando
Sono a correre non c’è niente di più bello di un bel seno che balla. E ci ho tirato due piriti. E non guardare me
Ho visto in faccia la mia follia. L’abominio della frammentazione. L’eco di un essere che non c’è più… In un sogno, la sua disgregazione.
Libertà, diritti, catene, oppressi fardelli e anime “ubriache”.
I matti stelle cadenti sulla riva, sul bordo tutto in salita della normalità.
Se così io mi rivelassi, tanto fragile da non piacere più ad alcuno e mi accorgessi
Sublimo la mia esistenza tra cocci di vetro malandati. Eremo di una matita: immagini, ricordi frastagliati. Scrivo, cosi non odo
Ho sentito denigrare la farfalla ed il lombrico in un torrente impetuoso. Insulti, spegnersi in stagni d’acqua chiara.