L’infinito... è una bolla misera, ubriaca, affranta.
Mia libertà, che da altri dipendi. Mia libertà, che sei la sciagura dei tempi.
Caro, piccolo insetto, nel giorno scarno, piena crisalide, bozzolo salvo. Ti sarà donato
Ho visto in faccia la mia follia. L’abominio della frammentazione. L’eco di un essere che non c’è più… In un sogno, la sua disgregazione.
Atterrito di non amare. Come una pietra scalza, sul nudo piè. Nudi, come l’amor sol è.
Ho imparato che rivalsa e vendetta non colmano quel vaso vuoto che è il dolore.
Non ci saranno prediche, Né più sermoni, Su ciò che ha afflitto Noi, Uomini nuovi.
È Natale! Ve lo dico con il cuore! È Natale! Siamo tutti più buoni... Me cojoni!
Primavera, fa’ che tra le fragole non giunga altra stagione, allontana il bianco inverno le sue cime, il suo bastone.
Sarà l’amore, Il sorriso sopraffino. Saran le fragole, sarà il buon vino.
Con la mia sorte, cercando gli angeli tra i desideri. Truccando il due, noi due, cercando
Fuggi o speranza che mi grava che mi opprime. Fuggi,
Ho sentito denigrare la farfalla ed il lombrico in un torrente impetuoso. Insulti, spegnersi in stagni d’acqua chiara.
Il cielo si spezza in fili di gelo, abbraccia la terra con mani di brina. Superba inquietudine!
Libertà, diritti, catene, oppressi fardelli e anime “ubriache”.