T’amo, e più non odo le mie parole. Sol delle tue, ora m’è colmo
Il cielo si spezza in fili di gelo, abbraccia la terra con mani di brina. Superba inquietudine!
Dotti, politici, badanti. Come mignotte austere,
Forse non tutti sanno che... Ti droghi!
Dieci piccoli indiani andarono al parco, uno rimase appeso, ancorato nel fango.
Ingegnere, Idraulico, Mercante. Soffri d’amor, Ne ebbe
Fuggi o speranza che mi grava che mi opprime. Fuggi,
L’infinito... è una bolla misera, ubriaca, affranta.
Libertà, diritti, catene, oppressi fardelli e anime “ubriache”.
Le mie scelte, non le rimpiango. Se le ho prese, era per una ragione.
Potete scalare una vetta, la più alta, con una corda o le sole vostre dita. Doppiare Capo Horn
Se così io mi rivelassi, tanto fragile da non piacere più ad alcuno e mi accorgessi
I matti stelle cadenti sulla riva, sul bordo tutto in salita della normalità.
Ieri, toccavo il cielo con un dito. Non era per superbia, per vanità o altro.
Poiché dolcezza e ira sono conseguenza della disobbedienza, e la disobbedienza, dell’ingiustizia