Ho chiesto alle stelle di Castore e Polluce, dove ci porta questa via, dove conduce. Nel mentre in cui
Ho imparato che rivalsa e vendetta non colmano quel vaso vuoto che è il dolore.
Io, sono avanguardia. Non mi interessa la contestazione.
E fiumi più non odo di gente alcuna. Solo miseria che non vive e spare
Portami il girasole, affinchè io lo trapianti, tra le memorie dimenticate di queste corti d’amanti. Portami l’affetto
T’amo, e più non odo le mie parole. Sol delle tue, ora m’è colmo
Primavera, fa’ che tra le fragole non giunga altra stagione, allontana il bianco inverno le sue cime, il suo bastone.
Corrono le biglie, tra i castelli di sabbia e sale e le gabbianelle ora si librano,
I matti stelle cadenti sulla riva, sul bordo tutto in salita della normalità.
Dieci piccoli indiani andarono al parco, uno rimase appeso, ancorato nel fango.
Quanti lustri ci separano, da ciò che eri e ciò ch’è stato. Dai ricordi di un bambino, da rincorse a perdi fiato. Dalla scuola e le sue madri,
Siete troppo ancorati alle idee altrui, a un alto permissivismo. Bisogna saper rinnegare.. se stessi.
Fuggi o speranza che mi grava che mi opprime. Fuggi,
Il cielo si spezza in fili di gelo, abbraccia la terra con mani di brina. Superba inquietudine!
Ti ho rubato una foto ieri sera mentre eri tra i tuoi amici. Non pensare male,