Le mie scelte, non le rimpiango. Se le ho prese, era per una ragione.
In questo giorno di pioggia ho pregato, chè lei morisse, che il suo ricordo fosse cancellato,
Atterrito di non amare. Come una pietra scalza, sul nudo piè. Nudi, come l’amor sol è.
Lo senti, è il canto dei campanili, delle mie incertezze, onda, dei tuoi sospiri. È il fuggir grave,
Piccola colomba che attendi i semi, del tuo, del mio destino, per divorarli in un sol e unico modo.
Salta la trota, tra le rive, la sua calla. La ginestra gemma, l’eliodoro,
Tumultua l’anima E tinge il pianto La solitudine Di non amarti.
Tre oche che starnazzano, Il migliore dei cani, la sabbia di un castello, una casa occupata. Come sei aironi immobili
Io, sono avanguardia. Non mi interessa la contestazione.
Ti ho atteso in questi tre anni ogni, santo, giorno.
Travagliata pietra gravida di terrore e rabbia, a chi ti rivolgi in questa notte scura?
Potrei, stringerti forte e nulla varrebbe lo spazio tra le dita fino alla morte. Più non vedrei
Fugge la corte il passero inquieto, il suo canto dolente, gli dei han posto il veto. Agita le zampette
Se lo cercherai, lo troverai ai bordi delle strade o su di un gozzo acceso, mente nei suoi balocchi,
Se fossimo liberi come vorremmo, ci accorgeremmo subito della nostra totale indifferenza. E sapremmo che le anime bruciano