Primavera, fa’ che tra le fragole non giunga altra stagione, allontana il bianco inverno le sue cime, il suo bastone.
Tigre! Tra foreste di mangrovie il tuo sguardo inquieto s’affanna.. Silente.
Ti ho atteso in questi tre anni ogni, santo, giorno.
Il tuo desiderio d’amore precisa: che é la conchiglia che spiaggia la riva. Che cerca una spiga
Dotti, politici, badanti. Come mignotte austere,
È Natale! Ve lo dico con il cuore! È Natale! Siamo tutti più buoni... Me cojoni!
Al dio degli uomini non posso dire dei buchi, dei solchi scavati
Sono a correre non c’è niente di più bello di un bel seno che balla. E ci ho tirato due piriti. E non guardare me
Adesso so dove il mio nome alberga. È nei suoi occhi, tra le conserte braccia,
Portami il girasole, affinchè io lo trapianti, tra le memorie dimenticate di queste corti d’amanti. Portami l’affetto
Sai, mi ricordo una panchina nascosta nella mente mia. Lì mi abbracciavi e tutto intorno a noi
E fiumi più non odo di gente alcuna. Solo miseria che non vive e spare
L’infinito... è una bolla misera, ubriaca, affranta.
Fuggi o speranza che mi grava che mi opprime. Fuggi,
Quanti lustri ci separano, da ciò che eri e ciò ch’è stato. Dai ricordi di un bambino, da rincorse a perdi fiato. Dalla scuola e le sue madri,