Il Fuoco dell’alba, temeraria, attendi. Nel tuo adamo, nel tuo carnefice... Tuo:
Mia libertà, che da altri dipendi. Mia libertà, che sei la sciagura dei tempi.
Non ci saranno prediche, Né più sermoni, Su ciò che ha afflitto Noi, Uomini nuovi.
Mi chiedo, con la penna in mano, nel giorno andato come un sovrano… se il tuo amor sarà per sempre rivolto altrove, o a me, continuam… Cosa farò di questo abbraccio
È Natale! Ve lo dico con il cuore! È Natale! Siamo tutti più buoni... Me cojoni!
Ho visto in faccia la mia follia. L’abominio della frammentazione. L’eco di un essere che non c’è più… In un sogno, la sua disgregazione.
I matti stelle cadenti sulla riva, sul bordo tutto in salita della normalità.
Di su una vetta, erema scalzi la voce di Dio nel volto degli altri. Tra gli ulivi
T’amo, e più non odo le mie parole. Sol delle tue, ora m’è colmo
Ho sentito denigrare la farfalla ed il lombrico in un torrente impetuoso. Insulti, spegnersi in stagni d’acqua chiara.
Desideri senza pretese ci han forgiati. Seduti, su un altare di gradini
Corrono le biglie, tra i castelli di sabbia e sale e le gabbianelle ora si librano,
Fuggi o speranza che mi grava che mi opprime. Fuggi,
Tigre! Tra foreste di mangrovie il tuo sguardo inquieto s’affanna.. Silente.
Ho imparato che rivalsa e vendetta non colmano quel vaso vuoto che è il dolore.