Caro, piccolo insetto, nel giorno scarno, piena crisalide, bozzolo salvo. Ti sarà donato
Il cielo si spezza in fili di gelo, abbraccia la terra con mani di brina. Superba inquietudine!
Ho sentito denigrare la farfalla ed il lombrico in un torrente impetuoso. Insulti, spegnersi in stagni d’acqua chiara.
Se così io mi rivelassi, tanto fragile da non piacere più ad alcuno e mi accorgessi
Corrono le biglie, tra i castelli di sabbia e sale e le gabbianelle ora si librano,
E fiumi più non odo di gente alcuna. Solo miseria che non vive e spare
T’amo, e più non odo le mie parole. Sol delle tue, ora m’è colmo
Ti ho atteso in questi tre anni ogni, santo, giorno.
Ho chiesto alle stelle di Castore e Polluce, dove ci porta questa via, dove conduce. Nel mentre in cui
Portami il girasole, affinchè io lo trapianti, tra le memorie dimenticate di queste corti d’amanti. Portami l’affetto
Voltati, la stella che ammiravi un tempo non porta più il tuo nome. Il tuo odio l’ha oscurata, l’ingratitudine
Sono a correre non c’è niente di più bello di un bel seno che balla. E ci ho tirato due piriti. E non guardare me
Primavera, fa’ che tra le fragole non giunga altra stagione, allontana il bianco inverno le sue cime, il suo bastone.
Con Bacco e Flora ho un contenzioso. A lui devo, un di di festa e del buon vino.
Sarà l’amore, Il sorriso sopraffino. Saran le fragole, sarà il buon vino.