E fiumi più non odo di gente alcuna. Solo miseria che non vive e spare
Con Bacco e Flora ho un contenzioso. A lui devo, un di di festa e del buon vino.
Caro piccolo insetto, il tuo bozzolo è salvo la crisalide piena. Un fiore, un giorno,
Con la mia sorte, cercando gli angeli tra i desideri. Truccando il due, noi due, cercando
L’infinito... è una bolla misera, ubriaca, affranta.
Non ci saranno prediche, Né più sermoni, Su ciò che ha afflitto Noi, Uomini nuovi.
Ti ho atteso in questi tre anni ogni, santo, giorno.
Le mie scelte, non le rimpiango. Se le ho prese, era per una ragione.
Là dove il calcolo sogna e incontra la bellezza, nasce il genio.
L’amore non è un capriccio, un’ottemperanza o un’obbedienza cieca. È un miraggio, l’illusione
Quanti lustri ci separano, da ciò che eri e ciò ch’è stato. Dai ricordi di un bambino, da rincorse a perdi fiato. Dalla scuola e le sue madri,
Voltati, la stella che ammiravi un tempo non porta più il tuo nome. Il tuo odio l’ha oscurata, l’ingratitudine
Di su una vetta, erema scalzi la voce di Dio nel volto degli altri. Tra gli ulivi
Il tuo desiderio d’amore precisa: che é la conchiglia che spiaggia la riva. Che cerca una spiga
Dotti, politici, badanti. Come mignotte austere,