Ho imparato che rivalsa e vendetta non colmano quel vaso vuoto che è il dolore.
T’amo, e più non odo le mie parole. Sol delle tue, ora m’è colmo
Dieci piccoli indiani andarono al parco, uno rimase appeso, ancorato nel fango.
Desideri senza pretese ci han forgiati. Seduti, su un altare di gradini
Ti ho atteso in questi tre anni ogni, santo, giorno.
Tigre! Tra foreste di mangrovie il tuo sguardo inquieto s’affanna.. Silente.
Sarà l’amore, Il sorriso sopraffino. Saran le fragole, sarà il buon vino.
Di su una vetta, erema scalzi la voce di Dio nel volto degli altri. Tra gli ulivi
Con la mia sorte, cercando gli angeli tra i desideri. Truccando il due, noi due, cercando
Ci sono stronzi ovunque: a destra, al centro e a sinistra. Poi, altrove e tra loro, ci sono i fiori che sbocciano. Quando fate il salto...
Ho visto in faccia la mia follia. L’abominio della frammentazione. L’eco di un essere che non c’è più… In un sogno, la sua disgregazione.
E fiumi più non odo di gente alcuna. Solo miseria che non vive e spare
Il cielo si spezza in fili di gelo, abbraccia la terra con mani di brina. Superba inquietudine!
Primavera, fa’ che tra le fragole non giunga altra stagione, allontana il bianco inverno le sue cime, il suo bastone.
Il Fuoco dell’alba, temeraria, attendi. Nel tuo adamo, nel tuo carnefice... Tuo: