Io, sono avanguardia. Non mi interessa la contestazione.
Sublimo la mia esistenza tra cocci di vetro malandati. Eremo di una matita: immagini, ricordi frastagliati. Scrivo, cosi non odo
Sono a correre non c’è niente di più bello di un bel seno che balla. E ci ho tirato due piriti. E non guardare me
Corrono le biglie, tra i castelli di sabbia e sale e le gabbianelle ora si librano,
Con Bacco e Flora ho un contenzioso. A lui devo, un di di festa e del buon vino.
Ci sono stronzi ovunque: a destra, al centro e a sinistra. Poi, altrove e tra loro, ci sono i fiori che sbocciano. Quando fate il salto...
Poiché dolcezza e ira sono conseguenza della disobbedienza, e la disobbedienza, dell’ingiustizia
Con la mia sorte, cercando gli angeli tra i desideri. Truccando il due, noi due, cercando
Primavera, fa’ che tra le fragole non giunga altra stagione, allontana il bianco inverno le sue cime, il suo bastone.
E fiumi più non odo di gente alcuna. Solo miseria che non vive e spare
Ho visto in faccia la mia follia. L’abominio della frammentazione. L’eco di un essere che non c’è più… In un sogno, la sua disgregazione.
Di su una vetta, erema scalzi la voce di Dio nel volto degli altri. Tra gli ulivi
Se così io mi rivelassi, tanto fragile da non piacere più ad alcuno e mi accorgessi
Forse non tutti sanno che... Ti droghi!
Là dove il calcolo sogna e incontra la bellezza, nasce il genio.