Poiché dolcezza e ira sono conseguenza della disobbedienza, e la disobbedienza, dell’ingiustizia
Ho imparato che rivalsa e vendetta non colmano quel vaso vuoto che è il dolore.
Quanti lustri ci separano, da ciò che eri e ciò ch’è stato. Dai ricordi di un bambino, da rincorse a perdi fiato. Dalla scuola e le sue madri,
Ti ho atteso in questi tre anni ogni, santo, giorno.
Dieci piccoli indiani andarono al parco, uno rimase appeso, ancorato nel fango.
Le mie scelte, non le rimpiango. Se le ho prese, era per una ragione.
Caro piccolo insetto, il tuo bozzolo è salvo la crisalide piena. Un fiore, un giorno,
Primavera, fa’ che tra le fragole non giunga altra stagione, allontana il bianco inverno le sue cime, il suo bastone.
È Natale! Ve lo dico con il cuore! È Natale! Siamo tutti più buoni... Me cojoni!
Ieri, toccavo il cielo con un dito. Non era per superbia, per vanità o altro.
Dotti, politici, badanti. Come mignotte austere,
Fuggi o speranza che mi grava che mi opprime. Fuggi,
Libertà, diritti, catene, oppressi fardelli e anime “ubriache”.
Portami il girasole, affinchè io lo trapianti, tra le memorie dimenticate di queste corti d’amanti. Portami l’affetto
Ho chiesto alle stelle di Castore e Polluce, dove ci porta questa via, dove conduce. Nel mentre in cui