Mira, Fulvio, quel sol di novo apparso
Come sua deità ne mostra fuore!
Mira di quanta luce e quanto ardore
Quest’aere intorno e questa terra ha sparso!
Qual dea l’inchina tu, ch’angusto e scarso
Fôra a’ gran merti suoi mortale onore:
Io per me vo’ ch’anzi l’altar d’Amore
Le sia in vittima il cor sacrato ed arso.
Ed or dentro la mente un tempio l’ergo
Ove sua forma il mio pensier figura
E di Lucrezia il nome incide e segna:
E in guardia eletta di sí degno albergo
Sederà la mia fé candida e pura
Perch’a gli altri desir rinchiuso il tegna.