Se pensi ch’io mi sbagli
guarda il fondo del bicchiere,
il giardino di conchiglie,
affiora il lezzo di lavanda,
il canto di balene.
Fuggivamo fra topazi accesi
di burrasche,
il falco pellegrino sorvolava
crepanze di ciglioni,
scogliere albine,
viluppi di ligustri.
Sbagli se guardi
i punti di gramigna
d’immote fiorescenze,
l’imponderabile apparenza
—sterile mermanza—
l’indefinibile altrove
la forma del vaso
il rimorso dello scorpione.
Thea Matera ©