A te, che assorto
ad ascoltare il mare
ancorato ad una stella
mai tacesti parola
che non fosse terra,
il luminìo di acque
sugl’infebbrati frutti,
sulle colline avvolte.
Anima in tumulto
cuspide la ruga sullo specchio,
affiora dai disciolti nimbi
la fievole apparenza,
il segno del prodigio
nel cuore di una viola...
e quell’amore
che non fu mai gancio
ma fuggente desiderio,
inafferrata felicità,
agognato sorso.
Thea Matera