Ludovico Ariosto

Sonetto ll

Felice stella, sotto cui ’l sol nacque
Che di sì ardente fiamma il cor m’accese;
Felice chiostro, ove i bei raggi prese
Il primo nido in che nascendo giacque!
 
    Felice quell’umor che pria gli piacque,
Il petto onde l’umor dolce discese;
Felice poi la terra in che il piè stese,
8Beò con gli occhi il fôco, l’aere e l’acque!
 
    Felice patria che, per lui superba,
Coll’India e con il ciel di par contende;
Più felice che ’l parto chi lo serba!
 
    Ma beato chi vita da quel prende,
E nel bel lume morte disacerba,
Ch’un molto giova, e l’altro poco offende!

Note
1- Mal c’indaciamo a credere dell’Ariosto ancora questo sonetto, in cui desiderarono maggior chiarezza anche tutti i precedenti annotatori. Il Molini lo crede composto a nome di una donna.
2- Il Pezzana legge: e l’altra; spiegando: «un, cioè il lume; l’altra, cioè la morte.

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