Anche Dio, in inverno, va in letargo.
Polmoni
grondano liquore al miele
di un epoca lontana,
e sviene la brina
sopra le guance rosse
di quell’Inverno nevoso.
Un caldo aroma sulle ciglia.
Le palpebre pizzicano:
il giradischi si spegne.
Asettico sapore sulla lingua secca,
in questo bagno caldo
le lacrime grandinano.
Picchiano sul tetto
l’asfalto
le mie mani
la mia anima.
Sto allagando a terra.
Le mura impregnate di alcol.
L’Inverno appassisce:
il giradischi si rompe.
E l’incubo, ricomincia.