Ada Negri

Buon dì, miseria

Chi batte alla mia porta?...
... Buon dì, Miseria; non mi fai paura.
Fredda come una morta
Entra: io t’accolgo rigida e secura.
Spettro sdentato da le scarne braccia,
Guarda!... ti rido in faccia.
 
Non basta ancor?... T’avanza,
T’avanza dunque, o spettro maledetto.
Strappami la speranza,
Scava coll’ugne adunche entro il mio petto;
Stendi l’ala sul letto di dolore
Di mia madre che muore.
 
T’accanisci: che vale?
È mia la giovinezza, è mia la vita!
Nella pugna fatale
Non mi vedrai, non mi vedrai sfinita.
Su le sparse rovine e su gli affanni
Brillano i miei vent’anni.
 
Tu non mi toglierai
Questa che m’arde in cor forza divina,
Tu non m’arresterai
Ne l’irruente vol che mi trascina.
Impotente è il tuo rostro.—O tetra Iddia,
Io seguo la mia via.
 
Vedi laggiù nel mondo
Quanta luce di sole e quante rose,
Senti pel ciel giocondo
I trilli de le allodole festose:
Che sfolgorìo di fedi e d’ideali,
Quanto fremito d’ali!...
 
Vecchia megera esangue
Che ti nascondi nel cappuccio nero,
Io nelle vene ho sangue,
Sangue di popolana ardente e fiero.
Vive angosce calpesto, e pianti, ed ire,
E movo all’avvenire.
 
Voglio il lavor che indìa,
E con nobile imper tutto governa.
Il sogno e l’armonia,
D’arte la giovinezza sempiterna;
Riso d’azzurro e balsami di fiori,
Astri, baci e splendori.
 
Tu passa, o maga nera,
Passa come funesta ombra sul sole.
Tutto risorge e spera,
E sorridon fra i dumi le vïole:
Ed io, dai lacci tuoi balzando ardita,
Canto l’inno alla vita!....

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