Allor che ne’ miei spirti intepidissi
Quel ch’accendete voi soave foco,
Pigro divenni augel di valle e roco
E vile e grave a me medesmo io vissi:
Nulla poscia d’amor cantai né scrissi,
E s’alcun detto i’ ne formai da gioco
N’ebbi scorno tal volta, e basso e fioco
Garrir non chiaro e nobil carme udissi.
Come cetra son io discorde, o come
Lira cui dotta mano o rozza or tocchi
E dia noia o diletto in vario suono;
E dolce il canto è sol nel vostro nome,
E poetando sol di sí begli occhi
Mi detta Amor quanto io di lui ragiono.