Una poesia perfetta sarebbe
quella che afferra il presente
lo sbatte per terra e ci parla
prima e gli soffia leggera
nelle orecchie
lamenti preghiere parole
che via via si fanno
più fioche finché
resta il sospiro
il desiderio di prenderlo
e dirgli: «Ti vivo»,
che vale un: «Ti scopo»
senza uno scopo
come se non ci fosse
un dopo
nelle rosse frequenze del cuore.
E il presente ci sta
e comprende
che senza la vita
— senza la poesia —
sarebbe niente.
«Soltanto una cosa:
parla, continua
a dire qualcosa;
ma trova
una scusa migliore
per continuare a farla».