Qui davanti a questo mezzogiorno
che tanti occhi hanno sospirato
perché il corpo ne assorbisse per intero
i colori, i contorni e una sconsolante quiete
si ritorna per far finta che anche il tempo
in certi angoli di mondo riparato
dagli schiaffi del vento e della storia
segua il corso dei nostri desideri
fosse pure qualche istante per ripetere
la cattura della medesima falena cinerina
che si posa sulla lampada da tavolo
mentre le parole del padre prendono
nuova luce. La terra non è altro che
uno scambio irrisolvibile di generazioni
che si danno il cambio nella finzione
come se vi fosse uno scopo in tutto questo.
Il cedro dell’Atlante che ci ombreggia
nella sua secolare finta immobilità
lui, sì, ha uno scopo, non noi
che riposiamo tra cemento e terra
sotto la stessa lapide.