Esistenza, tu m’hai aperto sconosciuti mondi
posseduti dentro, sopiti tra viscere e ragione.
In una sola persona hai messo tutti i respiri,
tutte le mie lacrime di gioia o di pazzia,
il mio desiderio perpetuo
la cocente esplosione dei sensi
l’irresistibile verbo che incanta
la tattile memoria.
E’ un nastro elettrico per ogni mio capello
m’irrora i nervi di un sangue inquieto
se le ginocchia mi sfiora o se mi passa accanto.
I suoi occhi svelti come colibrì
hanno strappato i blocchi
dai soffitti della ragione
alle gabbie dell’educazione.
Ha disarmato anche il peccato.
Abbiamo dato un calcio al campanello di casa,
tolto saltellando gli stivali nuovi,
ci siamo rotolati addosso
baciati con gli ombelichi
inebriati con l’odore della pelle.
La nostra danza nuda
è seducente
è sentimento.
Non ci allarma più nemmeno un sogno
se le stesse lenzuola ci abbracciano
se, guardando il giorno dalla luce che filtra,
le nostre schiene si sfiorano.
Sentirò la tua mancanza
appena scenderai le scale
e i piedi ti daranno alla tua strada.
Brucerò nell’attesa di vederti tornare.
Qualsiasi corpo la passione indossasse quel giorno
era dentro di te che s’annidava.
Qualunque corpo indossi l’amore ogni giorno
è dentro chi si ama che s’annida.