Cade una foglia, cade una piuma
dalle esili ossa del bosco,
a dispari passi una lupa si avvia
verso il fiato pesante del branco.
Non c’è un suono né un soffio
sulla strada stravolta di buche.
Riformarsi a impassibile roccia
nello scorrere vivo dell’acqua.
Reagire, come gli alberi
al turbamento dei venti,
danzare come matti
alla disgrazia dei cancelli
e sopra ai vetri rotti
amarsi o non amarsi
nelle aurore redimenti,
senza guardarsi indietro,
sudare e andare avanti.
Poi ecco il buio, che nasconde le mani,
con il suo soliloquio del sogno
mentre l’acqua sciaborda e scorre.
Ecco la pelle snudata del viso
uno squarcio di cielo interrotto
su una pausa di un ramo d’olivo
non più fragile d’animo, forte,
dentro l’alba testarda del giorno.
Come sto nel sussulto di un fiore
Come sto nel sorriso di un becco
Come sto nelle mani del prato!
Sdraiata, sopra e sotto,
felice e leggermente sporca.