Sono attimi quelli che ereggono il tempo corrente,
mutante è la crosta con piccole radici resistenti.
È l’età che sembra farci camminare in cerchio,
vagando su percorsi che si incrociano,
cercando appoggio nel rovente nucleo .
Sopravvissuta all’uso nella necessità,
spingo l’occhio oltre il deserto
e in questo mezzogiorno
raccolgo fossili memorie,
ma mi rallegro al nuovo incontro.
Le distanze creano zolle d’esperienza,
un foulard che scivola tra le mani,
il tacco slacciato tra il muro e la porta,
la polvere che dorme sul davanzale,
il canto sottile della musica,
la nostalgia di una voce.
Quanta fatica diventare adulti,
scoprirsi senza una reale storia
a volte brutalmente abbandonati,
riversi sulle bocche dei finti amici,
smarriti sui gradini dei segreti.
Noi due, bambini, liberi nei canneti.
L’odore dell’uva fragolina,
il volto materno della Terra,
il patto di sangue tra due figli unici.
Ti scopro ancora qui. Sei tu la mia difesa,
sei tu il mio ponte sul disordine.