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Laura Bertolini

FANTASMA

Quelle lassù
erano bianche falene
prima di essere
ombre ostili.
 
Fantasma dei miei castelli,
commensale delle aiuole,
camminasti noncurante
del divieto a calpestare
che era scritto sui miei seni.
 
Mi fidai del tuo timone,
salpammo insieme
verso golfi di bianco latte,
dentro un turbinare d’istinto,
impastato sulle dita
come l'inchiostro.
 
Ora che ti aggiri
nel silenzio dei rimorsi,
nei dolori, nei deliri,
accoltello pastiglie
da affogare nella gola.
Scivolano in condotti spessi
come il bordo dei bicchieri,
a cui le mie labbra
vacillando si appoggiano.
Attraversano lo stomaco,
arrivano nelle vene,
portando chirurgica calma
all’anima ferita.
 
Devo risorgere,
nonostante le tue impronte.
Costruirò altari
dove posasti il piede,
srotolerò le vele
celebrando
ogni mio viaggio
e ogni parte di me.
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