Fosti tu,
che intelligente all’arte
snidasti
i tre colori dai miei palmi.
Mi bisbigliasti attese,
acque sorgive
e interminabili file,
prima d’intrecciarsi.
Ogni volta che torni
hai una veste diversa,
ma rivedo in noi
geometrie di falene
nel trambusto di una fase.
E anch’io,
a dare i miei coralli
al trafficante di falsi,
stupida me,
così friabile
da sbriciolarmi
nella mascella
di uno schiacciasassi.
Vieni,
inclina ancora le tue spalle
che anche se guardi altrove
conosci le mie spiagge,
siamo
fotogrammi di ciglia
nell’ignoranza
della luce.