Un eremitaggio dei nostri tempi
Mi chiedo se abbia valore
O se sia l’urlo egotico
Di uno che non trova pace.
Sono appartenuto da sempre
Ad una minoranza esigua
Che ha per nome:"me stesso".
Ricordo che è sempre stato così
Come fossi una maledizione
Al culmine di generazioni maledette.
Credo che la mia vita
Si consumerà in questo fuoco
Che sarò avvezzo alla cattiveria
Piuttosto che alla gentilezza
Che non trasmutero’ la mia natura
Vittima del fato avverso
Come lo si può essere
Di una religione farsesca.
Non ho punti fermi nell’esistere
In fondo non sono nulla di speciale:
Condivido la melodia del tempo
Forse con qualche domanda in più.
Residui di uno stantio romanticismo
Tarpano le ali a ciò che sarei
Da una parte mi trovo comodo
Nei panni di un don Giovanni solitario
Dall’altra bagliori di dolorosa consapevolezza.