Nuovamente ho assaporato il deliquio
sul tuo busto di dea, sui tuoi seni d’arance,
sulle tue guance e su ogni tua reliquia.
Vi ho trovato il nulla, l’oltre che cercavo
e che mi culla, in giostra alla lussuria.
Ora nel vacuo del tutto, moto ignavo,
la fame sazio con la penuria,
lo strazio con il lutto,
la coscienza con l’ignoto.
Come fa questa pienezza
ad abitare un cuore vuoto?
Come fai, assente bellezza,
a presenziare alla mia solitudine?
Il tuo apparire è dolce sorpresa
nell’asperità dell’abitudine.