25 MARZO, A DANTE ALIGHIERI
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Sei tu, speranza che ristora, che dissolve gelidi doni d’antiche maglie e distilla il senno sulla luna, saliente sui foschi pini
Bianco, dispiega un velo d’alabastro, su biave cime trasmigra un nugolo di calle, s’invola la macolata brezza
Dalla colonna sale il niello di velluto, ruotano libellule sopra il mento glauco del fossile binario,
Rinfresca la marea su vecchi girasoli, il tempo s’affaccia alla finestra sul tremitìo di specchi, e nel cuore di foreste
Sta sul cornicione il mimo scalzo, s’arrampica alla luna lungo alzane di fiandra, cerca a tentoni la porta
Vedi Gregor come si sbricia la pagina del tempo, ti specchi nell’amore nell’occhio che s’incurva; si stenebra lo scheggio,
La città, vuota senza poesia, una finestra buia. Non s’infiora il prato, si smaga il verso,
Nell’iride spicca il taglio la feritoia di velluto, lo smeriglio di lucerne. Sembiante la crepa d’ossidiana
È una Elle – scrivi UNO – a fine… sul filo di fumo greige di una Mur… màcina radici di parole, il nastro si ravvolge sulla rosa, il calligrafo sbadiglia
E ti sveli all’alba come d’incanto, emergi dall’assenza, dal cuneo cremisi della pietra angolare,
Annega nei cerchi d’acqua lo sguardo di lavagna, si punteggiano le vele sulla campata storna il tempestìo di solidi triformi,
Ho sognato un pescatore dispiegare reti come i veli delle spose, disumanate dime di cubi mossi come vele.
La Poesia ci salvi dal mormorìo, dallo squadro, dal singulto della Vita. Thea Matera ©
Feriti s’incurvano gl’ossi della vela, di due relitti, di franti ormeggi, —intemerate gòrgoni - sommersi nimbi in fiamme
E di Settembre non volli tornare alla foglia rossa che s’affolta nel risciaquìo di pozze,