I
La stanza è aperta ma tace:
il fuoco arde e le membra riposano.
Fuori: lamine d’oro e braccia di pece.
È festa.
Non scoppietta più il castagno, né il paiolo
borbotta. Ogni angolo odora di vino e arancia.
Sul tavolo resti di cera e lacrime.
Nessuna preghiera sale oltre i camini e le ali dei corvi.
Un fragore metallico scalpita e infrange il silenzio.
Il ricordo dei fiumi verso il mare è lontano.
Le campane tacciono bronzee ai bisbigli dei morti.
Nessuno ode più le grida dell’Ade, il canto scuro di Orfeo.
II
Oh! I morti!
Ricordo vivo del nostro essere,
del nostro eravamo e di cosa mai più saremo.
Immagine sbiadita di un abbraccio ancora voluto,
liquida speranza di un desiderio di estinzione,
crepa nel velo tra il vivere e il morire.
Passarono... e rimasero
silenziosi e nascosti tra la Luna e il Sole,
vestiti dai sogni di bianca veste,
fra il nostro tacere e il nostro offrire alla terra
il dolce frutto sanguigno e violento
della Vita.
Vienna, 2 Novembre 2019