Ogni tanto mi sperdo
e mi sotterra il tremore
e odoro di polvere,
di carne e di fontane,
mi assento nei silenzi
del corpo che si dissacra,
avvolto da cerulee fiammelle
che, nella frescura della sorte,
svaniscono nell’acqua,
dove intingo la punta
agitando glorioso desiderio,
con amplessi di cuore materno
che mescola strane misture,
vittima di un amore tremendo,
adolescente come un fiore,
crudele e malinconica,
sprofondo e mi divoro,
con la pena di una farfalla
che ha le ali fatte di stracci.