Di notte la mia eleganza si spinge
tra le vezzose pieghe dell’aria.
Ha una tale ferocia la mia bocca
da farmi sollevare i calcagni
liquidando la distanza
sul ricordo di un bacio.
Così abbondante in ogni mia tasca
che allungare un pollice mi basta
per arrotolarmi al tuo fardello.
Sei un delitto per fame,
un martello di voci,
un corridoio senza chiavi.
Io non sono padrona
di questa vertigine,
nel tuo silenzio
il mio pallore
e la mia collera.