Sono prigioniera della distanza
segnata fredda da una ruga.
Quando mi tocchi
la pelle mi dà scosse,
le sento e ho una paura
che fibrilla nelle tasche.
Tasche cucite
segni di ordigni,
lembi di cicatrici
diventate spine,
ho lo stomaco sospeso
la mano ancora chiusa.
Dammi il dono del mattino
con l’ombra delle labbra
mentre ti avvicini,
non ho il coraggio dell’amante
e non sfarfallo all’imbrunire.
Devi strapparmi
come si strappa
una bocca di leone,
o farti alba e sussurrarmi
i segreti delle stelle.
Tu giochi a morra
con i miei sigilli.
Dovresti sciogliermi,
mescolarmi
come una pastiglia
effervescente,
o sobillarmi contro
queste immagini
interrotte.