Apro le braccia io sono il falco,
sconfinato, immaginario, protetto,
sto sopra il cornicione del mondo.
Vedo il mondo, qui sotto ai miei piedi,
il mondo obliquamente alieno,
il sasso, che scivola in mezzo al capanno e si perde,
i cani che mi abbaiano sotto.
Devo ora trovare, muovendo un minimo pezzo di senno,
come si possa spuntare dall’altra parte senza farsi toccare,
là dove una banchina fu baita alla speranza.
Sento che non abbiamo
stretto molte altitudini, perciò,
quasi volando, emigro da solo
in un empireo flusso di coscienza .