Quanti veli hai poggiato
sui miei mostri interiori,
un pomeriggio che vola
sulle tue gocce nude,
il mio aprire varchi
nella tua fame,
le vocali gridate,
il farmi fiore o sasso
e il rosso profumo
che resta intriso.
In enigmatiche giornate
mi sputeresti lontano
come se fosse
che non siamo,
il tuo disordine emozionale
rogo avvolto sul mio provare,
il camposanto
d’ogni mio bacio,
lo sciopero
della sete.
Ma poi ritorni
e il pomeriggio
di nuovo cola
goccia a goccia,
nuda
in verticali di fame,
in tutte le vocali
e i sassi e i fiori.
Io così mi piaccio,
tu così mi piaci.