Quando i miei occhi e il mio corpo puntano al cielo, questo si fa mite volta d’azzurro, poi
Cristo d’ombra e’ croce sullo specchio delle foreste; e’ respiro di cerbiatto,
Ciao Neve! Grembo d’infinito sospeso manto bianco e indefinito tra il seme della terra,
Visti dal cielo, siamo abbastanza storti, stolti, goffi, corti, deviati e contorti. Siamo affannati,
La Luna scende le scale sul crinale, tra stelle e tramonti a volte, al naturale, a volte sulla scena,
Follia sulla riga di una lacrima Follia sulla riga di una lacrima, spergiuro sangue sparso con disprezzo
Sequenze di natura Fasciano i campi, tracciano le rocce, ne sposano le vette spinte
Vivi il tempo della morte Vedi il tempo della morte battere in ogni cadenza vivilo, tracciane ogni sequenza;
Ammiro le copertine dei libri, prefisso, palcoscenico di misteriose rivelazioni, del fascino che emerge tra le pagine sfogliate
Sfilavano come stelle o fiocchi di neve, sublimi ed inerti, madidi e avvolgenti, mentre
Ritmi di chiaro scuro, il lampo di un faro e la punta su un calamaio liberano un segnale raro,
Aurore Il lirico suono delle aurore boreali fluttua di magia, specchio di emozioni,
L’Astronomia è il passatempo dei villani, aleggia grata al sole di collina come canto di gallina
Non insisti, consisti! Interloquenze Parli o
Le 17, l’ora della Pieve e del rintocco di campane, brunite, terse all’aria,