Le nuvole
che si flettono
sono giunchi sul mare
nel pigro dondolìo
d’un sabato di maggio.
Mi danza
sulla mano la luce,
in dormiveglia,
mentre corre
più veloce delle iperboli
del tempo.
E lassù,
tra la scala che porta al cielo
e il colle avvolto
da vaporosi mandorleti,
dimora il vento trattenuto
in stanze chiuse.
Adesso è tempo di stendere le attese
come lenzuola che gridano di luce
e trattengono nei lembi le eco della quiete
che vibrano di vita tra tuberose bianche.
È sabato,
giorno odoroso di sosta pacata,
intermittenza di suoni e silenzi
in cui i suoni non sono parole
ma trasparenze del pensiero e del cuore.
È sabato,
giorno che accoglie
le cose compiute
nel suo segreto campo che tace.
Rosita Matera, 22 maggio 2021