Tra noi ed uno stelo sottile, corre lunga distanza.
Viene calpestato e rimane in silenzio, lotta per sopravvivere,
giace con grazia e scatena un boato nel regno del tutto: la natura.
Tutti accorrono:
l’aria e l’acqua si mischiano col sottosuolo, i venti soffiano,
e come un corno richiamano la specie, gli animali con indifferenza partecipano alla triste perdita, le erbacce inorgoglite invece, si prendono gioco della debolezza, dopo aver vissuto l’esser brutte.
L’uomo cade,
carne ed ossa si abbattono,
l’anima si precipita rovinosamente, parandosi con le mani avanti.
Nessuno sente, nulla si accorge,
passano sul suo corpo, pellegrini da ogni dove che guardano dritto, non hanno i brividi,
sono vuoti.
Rimane a terra,
ferito,
né un lamento né una mossa, il tempo prosegue,
ha ceduto anch’esso alla viltà dei vivi.